Il Rev.do Dr. Francisco Alberca
La Prima Domenica dopo Natale
- Isaia 61:10–62:3
- Salmo 147 o 147:13–21
- Galati 3:23–25; 4:4–7
- Giovanni 1:1-18
San Giovanni inizia il suo vangelo con le stesse parole del libro della Genesi: “In principio”. Questo è un segno tangibile di quello che l’evangelista ci vuole far vedere, cioè la nuova creazione rivelata in Cristo
Gesù, è questa la nuova realtà è questo il risultato della nascita di Gesù e di chi Egli è, cioè il Verbo di Dio fatto uno di noi.
Cristo, quindi, è Parola di Dio, parola incarnata, parola non solo udibile, ma anche visibile, Lui è presenza reale, Lui è figura umana e divina allo stesso tempo.
Da quando Dio vive in mezzo a noi, è diventato nostro compagno di viaggio, un nostro fratello che ci guida e ci conduce mentre peregriniamo in questo mondo.
La Parola di Dio venne al mondo e a quanti lo hanno accolto ha dato il potere di essere figli e figlie di Dio. Questo è il dono dell’ascolto della Parola di Dio, dell’accogliere il Figlio di Dio nella nostra vita.
Essere e vivere in questo mondo da figli e figlie di Dio significa rivestirsi dell’uomo nuovo, essere immagine del Dio vivente, cioè di Cristo.
In questo giorno di grazia nel quale stiamo finendo un altro anno, vi invito ad alzare gli occhi al cielo per soprattutto ringraziare Dio per il dono della vita e poi per chiedere al Bambino Gesù di poter essere
presenza di Dio per chi vive acanto a noi, che ci faccia capaci di diventare grazia e dono per gli altri, a fin che possiamo essere in grado di diventare vita e luce, che possiamo brillare nelle tenebre di questo nostro mondo, tante delle volte buio, anche se il mondo non vuole vederci, né riceverci, noi dobbiamo lavorare per illuminarlo.
Se c’è una parola che risalta nelle letture di questo ultimo giorno del 2023, è proprio “La Parola”.
Quella “Parola” con cui Dio in principio creò il mondo, quella “Parola” che accompagnò la vita del popolo di Israele, che fu voce dei profeti.
Quella “Parola” che annunciò il Messia atteso è diventata nostra, Parola fatta carne e ossa, che si è incarnato nella nostra stessa natura umana e senza perdere la propria, ha piantato la sua tenda per restare in mezzo a noi.
Ed ora possiamo, gridare, cantare, possiamo godere di questa meraviglia solo se siamo in grado de aprire il nostro cuore e la nostra mente per poter contemplare il presepe e scoprire in quel bambino disteso
e avvolto in fasce la “Parola” Parola definitiva di Dio per tutti noi, Parola per te e per me.
Cari fratelli e sorelle, la vera luce è Cristo; ma la cosa più triste è che l’umanità preferisce vivere nelle tenebre, ha rifiutato la chiarezza della sua luce per vivere nell’oscurità.
Spero che ognuno di noi accolga la Parola perché in essa si trova la pace, quella pace di cui il nostro mondo ha così disperatamente bisogno, una pace di cui solo gli uomini e le donne di buona volontà possono godere.
La Parola continua a venire a noi anche in questo Natale, anche oggi che ci prepariamo per dire a dio al 2023. Cari e care in Cristo, al mettere un piede nel 2024, domandati: ma perché molti di noi non siamo stato in grado di riconoscere la vera luce? Forse perché eravamo troppo occupati con il Natale dei regali, delle luci, dei colori e dei suoni di questo tempo?
O forse perché occupati preparando le feste ci siamo dimenticati del vero regalo?
Ricordiamo sempre che il regalo più grande del Natale è che Dio si avvicina a ciascuno di noi fino a diventare uno di noi; quindi, l’Incarnazione; questo è il dono dei doni, questo è il grande mistero dell’Amore di Dio per te, per me e per tutte le persone di buona volontà.
Il Dio bambino è venuto a salvarci, a convincerci con la sua estrema vicinanza di quanto ci ama, di come è disposto ad aiutarci e a riaccendere la speranza, a dare fondamento alla nostra certezza nel suo amore infinito.
Per questo, oltre ad amare e venerare Dio, dobbiamo dimostrare che l’amore e la venerazione con le parole e le opere devono essere quelle che veramente piacciono a Dio. Per onorare Dio bisogna osservare la sua Legge, che si riassume nell’amarlo sopra ogni cosa e nell’amare il prossimo come noi stessi.
Questo è ciò che vuole dirci san Giovanni quando afferma, con chiarezza e coraggio, che chi dice di amare Dio e disprezza il fratello è un bugiardo.
Per dare compimento a questo comandamento non è necessario andare lontano o pensare nei paesi più poveri, facciamolo con chi sta vicino a noi, qui nella nostra comunità, nelle nostre famiglie, nel lavoro, in
scuola all’università.
Se tu buoi amare Dio e vedere il suo volto pensa un po’ al nostro centro di rifugiati alla nostra comunità Latina, quanti fratelli e sorelle migranti che non hanno cosa mangiare né dove dormire.
Cari e care in Cristo, la festa dell’Epifania si avvicina e anche noi dobbiamo essere in grado di dare il meglio che abbiamo, proprio come fecero i Re Magi, e non commettiamo l’errore di tenere soltanto per noi la grande gioia delle feste natalizie, condividiamo con tutti i doni ricevuti nella nascita del nostro Redentore.
Ricordiamo, che la Parola è in mezzo a noi e dobbiamo adorarla.
Prepariamoci, ancora una volta, a raggiungere la Porta di Betlemme con i nostri doni migliori, presentiamoci con il meglio della nostra vita, doniamo tutto noi stessi a quel Bambino che ci è nato. Così sia. Amen!