Joris Bürmann
4 Dicembre 2022: La Seconda Domenica di Avvento
- Isaia 11:1-10
- Romani 15:4-13
- Matteo 3:1-12
- Salmo 72:1-7, 18-19
Siamo entrati nella seconda settimana di Avvento, il periodo liturgico durante il quale si attende la nascita di Cristo conosciuto come Natale.
Nella Chiesa tradizionalmente questo tempo è un tempo di attesa, durante il quale la gioia si mescola ad una certa tensione scaturita dall’attenta preparazione dell’evento come quando una famiglia o una madre attende la nascita di un figlio.
Nella cultura secolarizzata di cui facciamo parte, l’Avvento è diventato unicamente il tempo di attesa del Natale: la festa della convivialità e della famiglia.
Apprezziamo questa stagione per la sua atmosfera accogliente e conviviale, ne approfittiamo per bere un po’ di vin brulè ,per guardare le lucette brillare all’imbrunire, per mangiare dei cioccolatini sotto una coperta o anche per ricordare i momenti d’infanzia che ci riportano alla mente la dolcezza di casa (reale od immaginaria che fosse).
In un mondo spesso freddo e ostile, queste sono delle piccole consolazioni.
Tuttavia, nulla è più diverso da un simile accogliente Avvento, dello stile di vita e del messaggio del profeta Giovanni che abbiamo appena ascoltato!
Il suo modo spartano di vestire, la sua dieta ascetica di sole carrube e miele, le dure parole che pronuncia per chiamare i suoi contemporanei al pentimento.
tutto questo non sembra davvero molto accogliente: e per una buona ragione:Nel I secolo esistevano molti gruppi profetici come quello di Giovanni, che conducevano uno stile di vita molto critico nei confronti della società, in particolare della religione incentrata sul Tempio di Gerusalemme e sulle caste della borghesia religiosa e politica rappresentate dal Farisei e dai Sadducei.
Molti come Giovanni ed i suoi discepoli, vivevano nel deserto, luogo dove, fin dai tempi degli Ebrei, Dio non solo aveva messo alla prova il suo popolo, ma si era anche rivelato in un periodo di grandi difficoltà per Israele.
A differenza di noi, Giovanni non cerca di sfuggire al comfort, ma lo abbraccia; ci si immerge e non esita a vivere apertamente il suo disagio anche quando viene a contatto con persone potenti che utilizzano la loro situazione di agiatezza per abusare degli altri.
Quando alcuni membri delle potenti e presuntuose élite dei farisei e dei sadducei vengono nel deserto per farsi battezzare da lui, si ammantano di un’aurea esteriore di pentimento senza cambiare il modo con cui trattano gli altri e vivono nella società, per questo Giovanni li chiama: covo di vipere!
Chi ti ha detto di sfuggire dall’ira per venire qui?
Portate frutti degni di pentimento.
Non abbiate la presunzione di dire a voi stessi: “Abbiamo Abramo come nostro antenato”; poiché io vi dico che Dio ha il potere di far resuscitare da queste pietre i figli di Abramo».
Giovanni con forza e veemenza mette a nudo l’ipocrisia di chi si nasconde dietro una moralità superficiale per sfuggire all’autenticità del rapporto con Dio e con gli altri.
Dalla sua esperienza di disagio e di ristrettezze materiali riesce a vedere la mancanza di autenticità del potere e delle autorità del suo tempo. La vita di Giovanni fa apparire i Farisei ed i Sadducei per quello che sono.
Credo che questo sia il motivo per cui Giovanni prepara la via per la venuta di Cristo, la cui intera vita sconvolgerà il mondo, mettendo in difficoltà coloro che vivono in una situazione di agiatezza e confortando gli afflitti.
Giovanni, proprio come i profeti prima di lui, si propende verso di noi oggi ,come fece con i suoi contemporanei.
Il suo stile di vita, il suo messaggio, le sue scelte radicali e la sua autenticità, ci sollecitano allo stesso modo dello stretching fisico: lo stretching, (come gli sportivi tra voi sapranno meglio di me), a volte è un po’ doloroso ma permette di essere più flessibili, di avere movimenti più sciolti ed aggraziati.
Gli atleti e i ballerini devono allungarsi per essere in grado di fare movimenti vigorosi ed allo stesso tempo aggraziati, anche noi, quando facciamo stretching diventiamo più completi guadagnando slancio ed acquisendo la capacità di distendere i nostri muscoli meglio.
A volte siamo noi stessi a voler fare questi esercizi, ma più spesso ne veniamo attratti come una lezione di yoga a cui non ci saremmo iscritti…
Se ci arrendiamo all’esercizio, ne traiamo un immenso beneficio.
Allo stesso modo è come se le nostre vite venissero ampliate dalla venuta del regno di Dio, quando ciò accade diveniamo maggiormente predisposti a riconsiderare le cose ed a rivalutare chi siamo come individui o comunità.
Credo che questo sia il modo in cui dobbiamo comprendere la chiamata di Giovanni al pentimento che ci viene fatta in questa stagione.
Il pentimento non è una mera confessione verbale dei peccati, non è nemmeno andare al fiume Giordano per essere battezzati in modo che i peccati possano essere mondati.
Giovanni si scaglia con veemenza contro queste forme esteriori di pentimento.
La sua chiamata al pentimento non è un mero processo intellettuale o morale come troppo spesso pensiamo erroneamente.
Giovanni che ha sperimentato nel proprio corpo e nella propria anima le tensioni spirituali e fisiche del Regno di Dio, venendo da un esperienza vissuta nel deserto, si rivolge a noi come mentore ed allenatore, mostrandoci che il pentimento è più simile allo stiramento dei muscoli che all’autoflagellazione.
“Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino” ci chiama a distendere il nostro corpo e la nostra vita in modo da poter accogliere ciò che viene, in modo da poterlo abbracciare in tutta la sua ampiezza.
Il conforto di Dio che ci viene in Gesù Cristo, cosi come annunciato da Giovanni, ci rivela su come abbiamo un’idea errata su cosa sia il conforto.
Il conforto dell’avvento non è tanto quello che ci deriva dal rimanere oziosi o dal banchettare con i nostri privilegi e con il potere, ma è piuttosto il conforto che possiamo sperimentare dopo aver fatto una sorta di streching spirituale, di aver ampliato la nostra anima È simile al senso di rilassamento che si prova quando ci si stiracchia, o si fa una lunga passeggiata invernale, o quando si riesce a fare qualcosa di cui si è orgogliosi perché si pensava di non farcela.
Allungarsi in questo modo, ampliare le nostre vite e le nostre visioni del mondo per ricevere il Regno di Dio che è vicino, ci permette di essere più arrendevoli, più flessibili e di amare di più.
Protendersi in questo modo ci permette di essere pronti ad abbracciare Gesù Cristo che viene a noi come un bambino che ha bisogno della tenerezza delle nostre braccia e non della rigidità di penitenti ansiosi.
Tutto il disagio che Giovanni prova e che noi sperimentiamo nella nostra vita, tutti i nostri movimenti quotidiani di pentimento che ci fanno ripiegare verso l’ovile di Dio, tutti questi nostri tratti prefigurano la vita infinita di Dio che è stata intessuta attraverso Gesù Cristo nella nostra limitata vita umana.
Tutti questi piccoli tratti ricavati dalle nostre particolari visioni del mondo e della nostra vita ci rendono pronti ad accogliere Gesù Cristo, una vita appena nata e per questo così fragile che possiamo riceverla solo se siamo miti e teneri con noi stessi e con gli altri.
Quelli di voi che cucinano per noi il mercoledì o che prestano servizio in questa chiesa in così tanti ruoli diversi sanno che ci vuole un po’ di impegno.
Servire la Chiesa è una forma di desiderio, ben oltre il tempo di Avvento, perché non si può mai sapere quale sarà il risultato diretto degli sforzi.
Ci impegna infatti a preparare una cena per 20 persone, a dare cibo e denaro alla Chiesa e ai poveri, ad alzarci presto la domenica mattina a riunire insieme puntualmente i bambini … tutti questi sforzi sono proprio le cose che preparano la venuta di Dio qui e ora, in questo mondo e in questa chiesa, permettendo non solo a te, ma a tutti i membri del corpo di Cristo di ricevere il suo Spirito vivificante perché quando un membro è proteso verso l’altro, tutti gli altri ne beneficiano.
Quando ti rechi a questo tavolo e protendi la mano per ricevere l’Eucaristia, ricorda che tutte le volte che ti sei proteso verso l’altro in questa vita, tutti quelli che hai abbracciato o che non ti senti ancora pronto ad abbracciare, sono racchiusi in questo unico atto con cui ti sei avvicinato per ricevere l’ Eucarestia
Il calore, l’accoglienza, il senso di casa e il comfort che siamo chiamati a desiderare come cristiani è più dell’intimità propria di questo mondo.
La venuta del regno di Dio in Gesù Cristo, che si compie per mezzo di noi è molto più profondo del superficiale profumo di conforto che possono dare le candele profumate.
È un calore rivoluzionario ottenuto grazie allo stretching spirituale, che è come se costruisse i muscoli del nostro essere spirituale per essere più arrendevoli, più inclusivi et più amorevoli.
È il calore rivoluzionario della presenza di Cristo i cui effetti benefici si espandono su tutte le membra del suo corpo senza escludere nessuno.
La venuta del Regno di Dio in Gesù Cristo, che si compie attraverso di noi, è un calore rivoluzionario perché si estende oltre i limiti di ciò che spesso chiamiamo casa: si estende oltre i confini della nostra famiglia, dei nostri gruppi di interesse, oltre i limiti delle nostre nazioni, le nostre lingue o culture.
Sono questi i veri tratti vostri che rivelano il Regno di Dio “accogliamoci l’un l’altro proprio come Cristo ha accolto noi, per la gloria di Dio”.