Luminaria: Stefano Vasselli, Organo

Stefano Vasselli Organo

Johann Sebastian Bach
Toccata, Adagio et Fuga in Do Magg. BWV 564
Choral – Partita “Sei gegrüßet, Jesu gütig” BWV 768
Pièce d’orgue BWV 575
Passacaglia et Thema Fugatum BWV 582

Un programma completamente dedicato ad un solo compositore pone sempre delle difficoltà particolari, tuttavia, la produzione organistica di Johann Sebastian Bach, e la varietà stessa delle sue composizioni sostengono tranquillamente un concerto monografico. La scelta è caduta su quattro brani nati in epoche diverse, frutto dell’evoluzione del pensiero bachiano che, con la sua personalità inconfondibile ha saputo fare sue le influenze stilistiche di altre scuole musicali.
Il programma si apre con la Toccata, Adagio e Fuga in Do Maggiore, un brano tripartito alla maniera del concerto strumentale. La toccata si apre con ampie cadenze virtuosistiche sia al manuale che al pedale, per poi cedere il passo ad una scrittura contrappuntistica elegante e piena di luce. Alla Toccata segue un Adagio in la minore, la cui cantabilità fa immediatamente pensare allo stile italiano di Vivaldi e Corelli. Dopo un passaggio polifonico dalle armonie ricche e sonore, ha inizio la fuga, basata su un tema in 6/8 dal carattere danzante e gioioso e sviluppata con leggerezza, senza ricorso ad artifici contrappuntistici troppo eruditi.

Le 11 Partite (= variazioni) sul corale “Sei gegrüßet, Jesu gütig”, furono probabilmente scritte nel 1706 a Lüneburg, da un Johann Sebastian poco più che ventenne. Seppure semplici nella struttura, mostrano una profondità di espressione già matura e piena di sfumature, sottolineata ulteriormente dalla raffinata ricerca timbrica che differenzia ogni variazione.
La “pièce d’orgue” come dice il titolo, è un brano particolare, di gusto francese, che il giovane Bach (circa venticinquenne) scrisse durante i suoi anni di formazione e di esplorazione del gusto musicale dei suoi contemporanei. Una breve pagina toccatistica (très vitement) ed un’altrettanto breve coda cromatica (lentement) incorniciano un grandioso “tutti” (gravement) dell’organo, solenne e maestoso, alla maniera francese dei “grand plein jeux” del tardo seicento e settecento.
La Passacaglia, infine, è uno di quei brani che Bach sembra aver scritto più per se stesso che per qualche occasione contingente: la composizione viene generalmente datata fra il 1706 e il 1713, e la sua prima destinazione strumentale è il clavicembalo con pedaliera. Si tratta di una serie di 21 variazioni sopra un tema, solenne, di danza in 3/4. Le variazioni sembrano nascere l’una dall’altra più come un continuo sviluppo piuttosto che un gioco di scrittura o di timbri. Al termine delle variazioni, una grandiosa doppia fuga elabora ulteriormente il materiale fino a concludere il brano con sobria grandiosità. Nei secoli, la passacaglia ha trovato il suo spazio esecutivo all’organo, sopportando talvolta eccessive elaborazioni timbriche o interpretative, dovute, in ogni caso, all’estrema ricchezza di contenuti musicali e, potremmo dire, spirituali, contenuti ai quali nessun compositore successivo è potuto restare insensibile.

Per invogliarvi, ecco una (non breve) registrazione di “Sei gegrüßet, Jesu gütig” tratta da un concerto di qualche anno fa…