Più spazio facciamo per il Cristo nei nostri cuori e nelle nostre anime, più spazio iniziamo a fare per gli altri sia all’interno della chiesa che al di fuori di essa.

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Se ascoltiamo l’invito a voltarci, a confessarci, ad alzarci, a riunirci, a servire e ad amare, allora non solo ci prepareremo a ricevere il bambino ancora una volta a Natale, ma faremo anche spazio alla sua vita eterna che nascerà in noi e fluirà liberamente attraverso di noi.

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Siamo chiamati a ricordare la promessa contenuta nel Giardino per tutta la creazione, siamo chiamati a ricordare il patto abramitico condiviso che lega ebrei, musulmani e cristiani a una storia comune e siamo chiamati a proclamare e lavorare per un mondo in cui la saggezza, e non l’ira, abbia la meglio.

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Continuiamo a camminare, collegandoci a Dio e gli uni agli altri attraverso la preghiera e lavorando insieme per vedere la visione del Vangelo condivisa sulla terra, così come crediamo sia già stata realizzata in cielo.

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La chiamata di Dio ci giunge più spesso quando, come Mosè, scegliamo di allontanarci da un approccio routinario e programmato alla vita e ci prendiamo del tempo per essere curiosi di ciò che accade proprio accanto a noi.

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